«Spesso le persone non accedono alla giustizia per i costi improponibili – spiega – e quindi capita che o non facciano nulla o sottostiano a veri e propri ricatti e mediazioni che vanno a loro svantaggio. Crediamo che svolgere attività pro bono renda noi avvocati migliori, accrescendo la nostra motivazione, le nostre competenze e i nostri standard di condotta professionale».
Da Il Giornale, edizione del 25 gennaio 2021, a cura di Maria Sorbi:
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Per andare incontro a chi resta senza giustizia, stanno nascendo (finalmente anche in Italia) gli studi di avvocati pro bono come già da tempo avviene negli Stati Uniti e nella cultura civilista anglosassone. Garantiscono la difesa gratuita in sede legale agli esclusi dal patrocinio di Stato.
«Ci siamo resi conto che la macchina della giustizia fa sempre più acqua e aumenta il livello di sfiducia tra chi non riesce a farsi giustizia. Anche quelli che sono diritti di tutti sembrano a volte inaccessibili», spiega Giovanni Carotenuto. Il legale presiede l’associazione Pro Bono, una rete che riunisce una trentina di studi legali sparsi in tutta Italia, ognuno con una sua specializzazione, dediti a seguire anche i clienti che non possono pagare.
«Spesso le persone non accedono alla giustizia per i costi improponibili – spiega – e quindi capita che o non facciano nulla o sottostiano a veri e propri ricatti e mediazioni che vanno a loro svantaggio. Crediamo che svolgere attività pro bono renda noi avvocati migliori, accrescendo la nostra motivazione, le nostre competenze e i nostri standard di condotta professionale».
Per individuare i clienti pro bono, la rete si appoggia a due «cliniche legali» all’interno delle università e a una serie di ong e associazioni che operano nelle realtà più fragili (carcerati, immigrati) e segnalano i casi di presunta ingiustizia.
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