ESG: rischi e opportunità. Intervista al Prof. Carlo Alberto Pratesi

All’interno della nostra 49a Italian Pro Bono Roundtable, abbiamo ospitato il seminario “ESG e Terzo Settore” a cui ha partecipato come Keynote Speaker Carlo Alberto Pratesi, Professore di Marketing, innovazione e sostenibilità all’Università degli Studi Roma Tre, seguito poi da un dibattito con i panelist Cristina De Luca (Consigliera CSVnet), Mauro Del Barba (Presidente, Assobenefit), Stefano Fasani (Program Manager Open-es), Augusto Liani (Referente No Profit ed Enti Ecclesiastici, UniCredit), Giovanni Marsili (Partner, Gianni&Origoni) e Maria Teresa Ricciardi (General Counsel, Fondazione The Human Safety Net).

 

A fine intervento abbiamo intervisto il Prof. Pratesi sui rischi e le opportunità legati alla sostenibilità.

 

Prof. Pratesi, come si comportano le Università rispetto al tema degli ESG?

Le Università, essendo un servizio, si sono sentite a lungo un po’ fuori dall’esigenza di investire nella sostenibilità. Oggi non è più così, anzi: oggi le Università si mettono in gara tra di loro per dimostrare di essere sempre più sostenibili.
Questo si può fare in due modi: da un lato, riducendo i consumi energetici, non solo quelli insiti alle stesse Università, ma relative agli spostamenti dei docenti e degli studenti per arrivare nei luoghi in cui si tengono le lezioni, per esempio.
Il secondo modo in cui si impegnano è anche produrre conoscenza e consapevolezza sui temi della sostenibilità, quindi inserendo corsi, seminari, laboratori che aiutano gli studenti a capire quali siano le sfide della sostenibilità e come affrontarle.
Oggi ci sono addirittura delle graduatorie che mettono in ordine le Università su questi aspetti.

Quali sono i rischi e le opportunità legate agli ESG?

Il rischio è quello che le aziende non prendano sul serio la tematica ritenendola ancora una scelta opzionale. In realtà è un prerequisito, un obbligo per la sopravvivenza: chi non se ne occupa oggi potrebbe trovarsi in difficoltà domani, quando alcune delle cose che oggi sono volontarie diventeranno obbligatorie.
Siccome per passare dal non far nulla a ottenere dei risultati servono anni, chi ritarda potrebbe uscire fuori dal mercato.
Le opportunità invece ci sono per quelle aziende che muovendosi per prime, non in senso assoluto, ma nel proprio settore, potrebbero fare lo stesso investimento che dovranno fare le ritardatarie, ma facendole per prime potranno ottenerne un vantaggio di reputazione e posizionamento. Visto che si deve fare, tanto vale essere i primi a farlo.

Quanto è importante la collaborazione tra le varie realtà, in fatto di sostenibilità?

Non esiste sostenibilità se non c’è collaborazione. Qualunque progetto che parte senza collaborazione tra Pubblico e Privato, Profit e Non-profit è un progetto molto debole.
Dal mio punto di vista, le Università possono produrre tutte le evidenze scientifiche che servono a fare scelte e prendere decisioni giuste. Lo Stato deve normare e deve facilitare naturalmente le aziende e le organizzazioni più innovative. I cittadini, i Privati, devono impegnarsi anche loro perché spesso la sostenibilità parte da casa propria, dalle proprie attività.
Quindi direi che, mai come in questo caso, il risultato è dato dal prodotto di tutte le azioni fatte da tutti gli operatori. Basta che uno degli attori faccia zero e, come avviene in tutti i prodotti, l’equazione arriva a zero. Tutti gli sforzi fatti dagli altri rimangono a zero.

 

Per chi non ha poptuto partecipare di persona o seguire l’evento in streaming,
è a disposizione sul nostro canale YouTube la registrazione dell’evento e del seminario.